lunedì 1 ottobre 2018

LE CANZONI ( e canzoncine ) SONO PAROLE CON LE ALI

Scegliere con cura le parole, mentre scrivo, è una cosa che  amo profondamente:  anche il testo più semplice  subisce numerose riletture e correzioni.
Allo stesso modo  amo la musica , lei è amica , compagna di viaggio, impegno quotidiano,lavoro e passione, onnipresente nello scorrere del tempo, del mio tempo.
Parole e musica, questi due miei amori,  insieme fanno le canzoni, tutte le canzoni , non  solo quelle per i grandi ma anche quelle per i piccini che adoro cantare ai bimbi ed insegnare a genitori ed insegnanti.
Mi piace perché io considero le canzoni,  parole con le ali.
La parola infatti descrive mondi finiti o immaginari e li concretizza intorno ad un senso : una visione più o meno condivisa.
La musica è invece  elemento etereo ma percepibile, è melodia e ritmo, elementi  capaci di veicolare significati e muovere le emozioni in un corpo.
Essa dona alle parole leggerezza e ali per incontrare le persone in modo veloce,semplice,diretto.
Così le parole, grazie  alla musica,è come se  guadagnassero il cielo :possono uscire dall’apparente immobilità che caratterizza  il segno nero su bianco , librandosi leggere dall’animo  di chi canta a quello di chi ascolta.
Apprezzare questo dono che le canzoni  hanno,  lo si può fin da piccini.
Se penso alla mia infanzia le canzoni sono pietre miliari, la voce di mia mamma , le melodie semplici di Sega Segòla ,Topolino Topoletto,  le “filastrocche di mani” nel cortile della scuola o nei pomeriggi di primavera con le amiche : sotto il ponte di baracca, amore tesoro, oh pony ony .
Appiccicate alle canzoni restano sensazioni corporee, le canzoni si imprimono nella memoria del corpo, sono brividi, sono calore, qualcosa al centro del petto o sulla gola.
Insomma sono emozioni corporee e, in quanto tali, le canzoni diventano ponte tra ciò che viviamo (ma anche ciò che siamo ) e ciò che vivremo ( e saremo ) ogni volta che le riascolteremo.

A  questo punto ho un ricordo, bello, legato alla mia vita professionale che parla proprio di questo.
Qualche anno fa mi trovavo in una struttura sanitaria protetta, una residenza per adulti bisognosi di assistenza sanitaria continua. In questo luogo svolgevo incontri musicali con un collega musicista e cantautore.
Un giorno ero impegnata in un incontro di musicoterapia individuale con una dolcissima nonna malata di Alzheimer .
Dopo aver cantato insieme un sacco di canzoni alla chitarra, l’incontro volgeva alla chiusura, la sensazione ovattata di fine incontro, l’aria sonnolente di quel giorno di autunno , hanno fatto si che io intonassi una ninna nanna.
E  alla fine, dopo un attimo di silenzio, la nonnina esordì dicendo: 
-Senti me ora-  intonando la sua ninna nanna, ripescata in uno scrigno del cuore, mi consegnó un ricordo timido e intimo ,sacro, ma soprattutto intatto.
-Me la cantava la mia mamma- mi disse. È complesso spiegare,ora, il misto di tenerezza , grandiosità , stupore provato in quell’istante, un istante così denso da scoppiare sul cuore .
Posso solo dire , oggi ,  che quel frammento sonoro custodito dal tempo, ma fuori da esso, affidato integro alla memoria, nonostante gli anni passati, e le limitazioni, racchiude, per me , il senso e tutta la bellezza del dono musicale che il genitore palesa nel suo canto al figlio.
Cantare al bambino è un dono prezioso che resta per sempre .
Cantare le canzoncine ( che sono canzoni piccoline e non canzoni che valgono meno) oggi , significa anche utilizzare un materiale semplice e antico, il materiale delle nostre mamme, delle  nonne, che ci prendevano sulle ginocchia e incontravano i nostri occhi, che ci stringevano a sé e ci portavano con loro cantando nei campi, con quella naturalezza  di chi ha dentro di sé gli strumenti di relazione, che li ha interiorizzati a sua volta con l’esperienza diretta ed è in grado di tramandarli in modo pregnante e inconsapevole: essere guida che accudisce i propri cuccioli come ogni adulto, nei secoli, è sempre stato.
Farsi corpo, voce, contatto, attraverso il “riuso delle canzoni” e radicarsi a questa modalità di accudimento  è quanto mai necessario oggi, mentre, sempre di più, nei nostri rapporti, si frappongono sussidi digitali, e guardarsi negli occhi a volte, è un atto fuggevole.
Cantare al bambino è utilizzare una musica, necessaria, che si fa prevenzione emotiva.
Ho letto da poco un testo bellissimo che parla dell’importanza di lasciare ai propri figli ricordi fatti di parole, spazi condivisi , giochi , ricordi belli, forti e solidi, a cui potersi aggrappare nel bisogno.. la felicità che diventa memoria.
Un modo, per me, è cantare ai piccoli le canzoncine, fare della propria voce un istante, indelebile e prezioso, di cura.