Il mio amore per le parole è fatto ormai risaputo...mi piace
sceglierle con cura mentre scrivo ed anche il testo più semplice subisce numerose riletture e correzioni.
Che io ami la musica è un‘altra certezza inoppugnabile,
amica ,compagna di viaggio, impegno quotidiano e lavoro pieno di soddisfazioni,
onnipresente nello scorrere del tempo, del mio tempo.
Parole e musica insieme fanno le canzoni, non solo quelle
per i grandi ma anche quelle per i piccini che a me piace tanto cantare ai
bimbi ed insegnare a genitori ed insegnanti.
Mi piace perché io considero le canzoni, parole con le ali.
La parola infatti descrive
mondi finiti o immaginari e li concretizza intorno ad un senso : una visione più
o meno condivisa.
La musica è invece elemento etereo ma percepibile, melodia e
ritmo capaci di veicolare significati e muovere le emozioni in un corpo.
Essa dona alle parole leggerezza e ali per incontrare
persone in modo veloce,semplice,diretto.
Così le parole con la musica guadagnano il cielo e sanno uscire
dall’apparente immobilità che caratterizza il nero su bianco , librandosi leggere dall’animo
di chi canta a quello di chi ascolta.
Apprezzare questo dono, che le canzoni hanno, lo si può fin da piccini.
Se penso alla mia infanzia le canzoni sono pietre miliari, la
voce di mia mamma , le melodie semplici di Sega Segòla ,Topolino Topoletto, le filastrocche di mani nel cortile della
scuola o nei pomeriggi di primavera con le amiche : sotto il ponte di baracca,
amore tesoro, oh pony ony .
Appiccicate alle canzoni restano sensazioni corporee, le
canzoni si imprimono nella memoria del corpo,sono brividi, sono calore,
qualcosa al centro del petto o sulla gola.
Insomma sono emozioni corporee, e in quanto tali, le canzoni diventano ponte tra
ciò che viviamo (ma anche ciò che siamo ) e ciò che vivremo ( e saremo ) ogni
volta che le riascolteremo.
A questo punto ho un
ricordo, bello, legato alla mia vita professionale che parla proprio di questo.
Qualche anno fa mi trovavo in una struttura sanitaria
protetta, una di quelle dove si arriva quando si ha bisogno di un’assistenza
sanitaria continua.
Ero impegnata in un incontro di musicoterapia individuale
con una dolcissima nonna con qualche difficoltà legata all’alzheimer.
Abbiamo cantato un sacco di canzoni alla chitarra, l’incontro
volgeva alla chiusura e non so come..forse l’aria sonnolente di quel giorno di
autunno , ho intonato una ninna nanna.
E alla fine.. il silenzio.
Ma è qui che lei mi
fa:
-Senti me ora- e
intona una sua ninna nanna, ripescandola in un qualsiasi scrigno del cuore e
consegnandomela così timida e intima, sacra, ma soprattutto intatta.
-me la cantava la mia mamma- mi dice.
Quel frammento sonoro custodito dal tempo, ma fuori da esso,
affidato integro nonostante gli anni,
molti, e le limitazioni. Racchiude il senso e tutta la bellezza del dono
musicale che il genitore palesa nel suo canto al figlio.
Cantare le canzoncine ( che sono canzoni piccoline e non
canzoni che valgono meno) oggi , significa utilizzare un materiale semplice e
antico, il materiale delle nostre mamme ,delle nonne, che ci prendevano sulle
ginocchia e incontravano i nostri occhi, che ci stringevano a sé e ci portavano nei campi, con
quella naturalezza di chi ha dentro di
sé gli strumenti di relazione, che li ha interiorizzati a sua volta con l’esperienza
diretta e li tramanda in modo pregnante e inconsapevole: essere guida che
accudisce i propri cuccioli come ogni adulto, nei secoli, ha sempre fatto.
Farsi corpo, voce, contatto, attraverso il “riuso delle
canzoni” e radicarsi a questa modalità di accudimento è quanto mai necessario oggi, mentre, sempre di
più, nei nostri rapporti, si frappongono sussidi digitali .
È utilizzare una musica, necessaria, che si fa prevenzione
emotiva.
Ho letto da poco un testo bellissimo che parla dell’importanza
di lasciare ai propri figli ricordi fatti di parole, spazi condivisi , giochi ,
ricordi belli, forti e solidi, a cui potersi aggrappare nel bisogno.. la felicità che diventa memoria.
Un modo, per me, è cantare ai piccoli le canzoncine, fare
della propria voce un istante, indelebile e prezioso, di cura.