Chi mi conosce sa quanto ami le parole.
Amo quell’armonia che sanno creare sulla
bocca delle persone, quando il pensiero diventa suono.
Ma anche quella complessa architettura che, a partire dal
segno, riempie lo spazio bianco di un foglio di carta o ( nella nostra era
digitale ) sempre più spesso, di uno
schermo…..mi stupisce sempre come piccole impronte nere, silenziose, ordinate, possano
arrivare al cuore, sospendere il fiato, raccontare una storia, spalancare nuovi
spazi alla coscienza.
Tutto questo è meraviglioso …che si possa tradurre un
pensiero, un desiderio, un’intenzione, usando forme inconsuete e in tutto ciò veicolare un senso… che è poi quello di chi, quelle
parole, le ha sentite nascere prima nel suo cuore.
Perché la differenza, penso,sempre, la faccia l’emozione
provata nel mettere in fila parole che diventano un ponte, un luogo condiviso tra il me e il te, tra
chi fa e sente, e chi riceve.
Lo sanno bene i poeti che sono un tutt’uno tra l’essere e il dire.
Allora, da qui, la riflessione volge al testo di una canzone…si
, perché, al pari delle parole, amo le canzoni che a volte sono veri e propri testi poetici, a volte il manifesto di un’idea, un pensiero, a volte un modo per
divertire, alleggerire e alleggerirsi.
La canzone è una melodia che diventa parola, una complessa
traduzione simil lessicale del suono, nel sommarsi delle intenzioni….. chi
compone la musica, chi scrive il testo e anche chi l’ascolta.
E succede che, quando ascoltiamo una canzone, veniamo praticamente travolti da un
elaboratissima amalgama di cuore, pensieri, emozioni…dove, quello che prima colpisce,
è ovvio (per merito della fascinazione che la musica è in grado di suscitare nell’animo umano), è l’andamento melodico e ritmico, ma che poi, come in un’alchimia perfetta, vedrà musica e parole procedere all’unisono avanzando con una grande unità di intenti, in direzione delle corde più profonde dell'ascoltatore.