giovedì 17 novembre 2011

La voce, il canto, la preparazione alla nascita


                                                       


La nostra esperienza sonora inizia prima della nascita, lo dimostrano tante ricerche che provano l’esistenza di un’audizione prenatale legata non solo alla completa maturazione dell’apparato uditivo ma alla possibilità di percepire il suono veicolato dal liquido amniotico attraverso la ricettività del tatto e delle ossa.In questo senso possiamo dire che questa audizione è molto precoce, e l’imprinting sonoro che ne deriva è tanto più grande se consideriamo che possiamo parlare di una memoria fetale già attiva a partire dalla 16° settimana di gestazione. Il bambino comunica e percepisce attraverso gli organi di senso, canali di comunicazione aperti verso l’esterno: tatto, olfatto, gusto, udito, vista e  attraverso di essi riceve stimoli che determinano la sua crescita neuro-funzionale, cerebrale e motoria. In questa epoca, a ragione definita da Anzieu con il termine bagno sonoro, nel  ventre materno si incontrano  due tipi di sonorità: i suoni esogeni, provenienti dall’esterno  ed  suoni endogeni , provenienti dall’interno, battito cardiaco, respirazione, movimenti diaframmatici, borborigmi intestinali, flusso sanguigno, rumori articolari e di svuotamento dello stomaco. In questa prima orchestra, tra tutte le sonorità che giungono al bambino, la voce materna è quella più interessante per il bambino. Emerge dai rumori di fondo ed è l’unico suono ad a rivestire la duplice valenza di suono endogeno ed esogeno. Ma non solo, la voce materna viene apprezzata dal bambino soprattutto per quanto riguarda il suo contenuto affettivo, che colora la trama timbrica vocale della madre ed è in grado di rassicurare il piccolo nel suo essere al mondo. La voce materna può considerarsi dunque il primo grande generatore della relazione. L’attenzione alla nascita oggi punta ad un intervento che in epoca prenatale valorizzi le potenzialità innate di mamma e bambino, partendo da quanto è meravigliosamente predisposto già in natura.
Possiamo ritenere dunque che le grandiose qualità comunicative, affettive e relazionali contenute nella voce in forma innata, possano essere utilizzate al fine di predisporre percorsi di preparazione alla nascita che consentano alla madre di recuperare il sapere del corpo, quel sentire intuitivo, carnale, indispensabile guida in gravidanza. La psicofonia per la preparazione alla nascita è un metodo che parte da questi assunti di base articolandosi in un percorso che individua nel canto lo strumento privilegiato di espressione e comunicazione. Il canto è la pratica che maggiormente attiva lo strumento corporeo attraverso  la profondità del respiro, il sostegno del fiato, il controllo posturale, la risonanza ossea ed in gravidanza la percezione di un'onda vibratoria che investe il bambino. Il suono prodotto dal corpo “cantato” viene materializzato all'interno del corpo e la vibrazione sollecita nella mamma pensieri sul piccolo sentito come essere presente e partecipe. Questo permette di  apprezzare  il ruolo della voce come oggetto intermediario della relazione, in grado di veicolare emozioni ed affetto e di porre  le basi per una feconda  interazione tra mamma e bambino.  Al contempo la mamma ha l’occasione di agire il proprio benessere personale sperimentando che può essere protagonista attiva della sua armonia psicofisica e della comunicazione con il suo piccolo: attraverso il canto, indirizzando al bambino il suono da lei prodotto, grazie alle qualità tattili che il suono possiede, essa può  abbracciarlo, toccare la sua pelle, prima che egli nasca.
L’ uso della voce consente inoltre alla madre di liberare le sue emozioni, di  rilassarsi e allo stesso tempo di  spostare l’attenzione su di sé.
Il canto prenatale ( disciplina specifica della psicofonia ) prepara le donne all’incontro con il loro bambino allontanando la tensione, stimolando e tonificando il diaframma, i muscoli intercostali e il bacino, svolge inoltre una potente azione autoanalgesica in quanto rilassa i tessuti e produce endorfine.
Tale percorso, d’impronta prettamente esperienziale, ha come fine principale quello di fornire uno strumento di relazione immediatamente fruibile alla nascita del bambino puntando sulla consapevolezza del senso e dell’importanza che in questo ambito la voce può avere.








Bibliografia
Benassi Elisa, Quando l’inizio della vita è accompagnato dal canto, Vita Prenatale e sviluppo della personalità a cura di Gianni Astrei, Siena, Cantagalli 2003
Benassi Elisa, Il suono, la musica agli albori della relazione madre-bambino, Educazione prenatale, 1, 1996
Fifer W.P.–Moon C.M., The role of mother’s voice in the organization of brain function in the new born, Acta Paediatrica, 83, Suppl. 397, June 1994
Hepper Peter G., Fetal Memory: does it exist? What does it do?, Acta Paediatrica, 85, Suppl. 416, October 1996
Tomatis Alfred, La notte uterina trad. it. Graziella Cimino, Milano, Red 1996
Tomatis Alfred, Nove mesi in paradiso trad. it. Laura Merletti, Como, Ibis 2007
































giovedì 21 luglio 2011

Musicoterapia: cos'è ?



                                                            
La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi individuati all'inizio e lungo il percorso, al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive della persona.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita. Attraverso l'uso del linguaggio artistico ( sinestesia tra musica, danza, colore e della creatività si possono riattivare e  o accrescere le potenzialità comunicative individuali e naturali di ognuno e promuovere la crescita interiore; l'espressione creativa è infatti un canale privilegiato attraverso il quale si rende manifesto il nostro interno.
La prima esigenza è dunque rivolgersi alla persona attraverso il musicale, il fare musica può assumere diversi significati, in base agli obbiettivi o alle caratteristiche di quanti coinvolti nel processo, le attività più comuni sono il creare, ricreare, ascoltare musica.
L'ambito del creare può comprendere la scoperta di suoni, l’improvvisazione, la composizione e la notazione. L'ambito del ri-creare può comprendere la riproduzione di suoni, l’ascolto della musica,  il rilassamento, l’ascolto in movimento, l’immaginazione ed una moltitudine di altre attività. La musica può inoltre essere ascoltata, vista o sentita, trasmessa attraverso forme visive e sensazioni, può essere utilizzata in sinergia con altre forme artistiche. La musicoterapia comprende inoltre l’utilizzo completo di tutto ciò che è contenuto nella musica: le vibrazioni, le risonanze e tutte le manifestazioni di risposta nei confronti della musica e del terapista.
Nell'evolversi del percorso ogni variazione di stato nella persona  sarà quindi derivante  dall'incontro dei singoli universi personali ed interiori coinvolti nella relazione.

         Bibliografia

         Bruscia  Kenneth Definire la musicoterapia Roma, Ismez, (1993)
         
         Bence Léon-Mereaux Max, Musicoterapia trad.it. A. Conciato, Milano, Xenia Ed.1990

         Scardovelli Mauro, Dialogo sonoro, Bologna, Cappelli editore 1992
         Benenzon Rolando, Manuale di Musicoterapia, trad. it. A. Castellotti, Roma, Borla 1992